recensionirassegna stampa

27-06-2006
"La realtà della natura è verità" - Galleria Transvisionismo, Castell'Arquato (Piacenza)

"C'è uno strano silenzio che non è silenzio,senti il rumore del sole portato dal vento che non tace mai.
Senti perfino l'aria far rumore e la vedi anche quando guardi lontano all'orizzonte fino dove i tuoi occhi possono arrivare": sono parole di Ilaria Locati, l'artista milanese che presenta una singolarissima esposizione di installazioni e di icone naturalistiche presso la galleria Transvisionismo a Castellarquato.
Questi versi, incisi su una lastra di piombo e coronati da penne di ghiandaia disposte a raggiera, con i cannuoli protesi in uno slancio centrifugo, dimensionano e connotano il cammino artistico di Ilaria Locati, che vive e si svolge all'insegna della libertà (Libertà/Freiheit è anche il titolo di questa emblematica icona naturalistica) e del più puro e limpido spirito bucolico.
Ilaria Locati è un'artista giovane, ma con un percorso artistico denso di esperienze e costellato di successi: da quando si è diplomata in scultura all'Accademia di Brera, fa continuamente la spola tra l'Italia (ha esposto a Milano, Parma, Roma, Como, Genova) e la Germania; ha appena terminato una mostra a Wasserburg am Inn e dopo Castellarquato porterà le sue opere a Milano, a Frankenthal e a Biberach.
Per Ilaria, fin da bambina, quando era ospite dei nonni in alta Valdarda, la natura ha rappresentato un libro aperto da sfogliare, osservare, interpretare, conoscere, rispettare, amare, tanto da indurla a frequentare il corso di Laurea in Scienze Naturali per acquisire un sapere più sistematico.
La Locati si può definire un'artista ricercatrice naturalista, perchè le sue opere nascono dalla gioia di "scoprire tracce di vita, ascoltare un albero che cresce, vedere la bellezza e capire l'importanza di ogni elemento della natura".
Nelle sue passeggiate tra i boschi cedui, nelle sue esplorazioni lungo i rivi montani, nel suo perlustrare le radure più nascoste, raccoglie semi, foglie, sassi, penne di uccelli, perfino escrementi di animali (originalissima è la teca di legno, ferro e cera d'api, che trabocca di escrementi di stambecco e che Ilaria titola Rinascita, perchè in natura nulla si perde, nulla si spreca e anche l'escreto, pur disprezzato, concima la terra, la feconda, è nutrimento per il seme, e vita per la nuova pianta), prende impronte di zampe, di zoccoli: a questi elementi di per se stessi semplici, poveri, trascurati, conferisce una "dignità" nuova, restituisce quella "nobiltà" (come dice Ilaria) che già possiedono, proprio perchè hanno "grande valore e importanza per la vita".
Il segreto della natura comprende una serie di sette scrigni di piombo (a cui seguiranno molti altri), ciascuno dei quali custodisce dei semi talmente inusuali che attirano l'attenzione del visitatore e lo tentano a tuffare la mano nella massa crocchiante delle capsule dell'elleboro oppure a far scorrere tra le dita i diacheni alati dell'angelica o le cariossidi ruvide della romice o a lasciarsi solleticare il palmo dagli acheni piumosi della vitalba: sensazioni bellissime, dolci emozioni, pensieri leggeri, dentro i quali l'osservatore cerca di indagare, illudendosi di reperire una possibile chiave di lettura nelle scritte incise da Ilaria nel piombo della teca, purtroppo di ardua decifrazione, costruite dalla fusione di tre alfabeti (latino, greco, etrusco).
"Io vedo" è una mostra che non chiude la mente del visitatore su ciò che conosce, ma la apre al dubbio, che le conoscenze acqisite, non sono "la conoscenza", perchè si fa strada in lui la consapevolezza che gli manca qualcosa, che c'è ancora qualcosa di altro, di nuovo da scoprire.
L'intento di Ilaria Locati è quello di farci guardare la natura con occhi diversi, un soffermarci con lo sguardo, per vedere dentro le cose.
Uno dei messaggi più interessanti che l'arte ci dà è quello di cambiare il nostro modo di vedere, è un rieducarci alla vita, perchè (come ha sottolineato la critica d'arte Clara Carpanini nel suo discorso di presentazione della mostra), siamo molto disabituai, diseducati alla vita e soprattutto alla natura.
Vita e natura coincidono nella ricerca di Ilaria: i materiali organici che l'artista utilizza per le sue installazioni deperiscono, ma per Ilaria è un aspetto molto affascinante quello che l'opera sia fatta di qualcosa di organico, di vivo, che come la natura muore, ma nello stesso tempo si rigenera da sé.
Questo concetto ci è normalmente estraneo, perchè in una civiltà, che mira alla conservazione, al mantenimento, all'eterna giovinezza, le persone non ammettono i propri cambiamenti, mentre queste opere ci pongono sotto agli occhi la naturalezza del cambiamento, del mutamento, che non è mai una fine, ma è un principio, un ciclo che continua nell'alternarsi delle stagioni.
In tutta la produzione artistica di Ilaria Locati si ravvisa un dialogo continuo, un flusso ininterrotto di energia comunicativa e vitale fra "l'essenza della terra e l'anima degli animali" o, addirittura, fra "il pensiero degli uccelli" e la coscienza della ricercatrice.
Nelle opere di Ilaria non compare mai l'uomo, perchè in definitiva lei riassume, rappresenta, sostituisce l'uomo, quando raccoglie, cataloga, compone, ordina, assembla, custodisce, mantiene, rispetta i tesori di cui madre natura è tanto prodiga.
Ilaria Locati con la semplicità di cuore e la saggezza d'animo che la distinguono, scrive: "Credo che l'artista sia qualcuno capace di vedere i dettagli del mondo, di cogliere certi aspetti delle cose che sfuggono o sono invisibili agli altri: credo anche che l'artista abbia il privilegio di vedere il Bello, che si ritrova in modo assoluto nel mondo della natura".
"L'arte è capace di portare l'uomo come egli veramente è, alla conoscenza del punto più alto".
"Arte Povera" quella di Ilaria Locati, che in un certo qual senso trae ispirazione dai maestri storici Penone, Beuys (i suoi preferiti), ma dai quali si discosta per i materiali organici utilizzati, per le modalità esecutive che privilegia e per quella sua inesausta ricerca della verità che nella sua opera si identifica con la natura: "Verità è Natura. La Natura è Verità. La Natura è Realtà. La Realtà della Natura è Verità".

Gabriella Torricella

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